Oh my
God quanto tempo è passato!
Ne è
passato talmente tanto che non ricordavo più quali fossero le
credenziali per entrare nel mio profilo (lol)
Oggi
ho deciso di ricominciare a scrivere, sentivo un certo formicolio
nelle mani che ho dovuto a tutti i costi assecondare.
In
questo anno di assenza dal blog, sono cambiate tante cose nella mia
vita.
A
pochi mesi dalla laurea, ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare
per la prima volta nel settore per il quale tanto mi ero impegnata
negli studi. La sensazione di poter finalmente darmi da fare non più
per assecondare becere esigenze monetarie, è stata travolgente, al
punto che i fumi inebrianti della felicità si sono materializzati
nel mio corpo nelle fattezze di una seconda gravidanza.
E sì,
è proprio così, sono in attesa di una dolce bambina.
Qualcuno
potrà pensare "fantastico" ed invece per me è stato un
piccolo scoglio da superare.
Triste
da sentire? Forse si... forse no.
Mi
sono sentita come una macchina finalmente pronta a partire per un
lungo e piacevole viaggio, col pieno di benzina appena fatto, le
valigie paradossalmente vuote, predisposte a ricevere tutte le storie
di vita di quelle giovani donne con cui avevo deciso di condividere
parte del mio percorso... ma bloccata all'improvviso da un pit stop
dolce e amaro al tempo stesso.
Dolce
perchè è arrivata in un periodo particolarmente fecondo della
nostra vita familiare, in cui gli equilibri erano stati ristabiliti,
dopo il terremoto di emozioni che inevitabilmente la nascita del
primo figlio porta con sé.
Amaro
perchè in quanto donna dovevo di nuovo pormi di fronte ad una
scelta, dare priorità alla ragione o al sentimento?
Beh
ancora una volta, e non senza difficoltà, il pathos ha
prepotentemente preso spazio al logos, nell'eterna diatriba del mio
essere donna.
Qualcuno
dice che questa è la parte migliore di me, io dico che a volte mi va
un po' stretta.
Non
che avessi qualche titubanza circa l'essere madre in generale, anche
perchè ho deciso relativamente presto di assecondare il mio orologio
biologico, impostato qualche annetto prima rispetto alle mie
coetanee. Ma la mia difficoltà oggi è generata dalla consapevolezza
che la tanto auspicata e inflazionata conciliazione famiglia-lavoro,
è ben lungi da una pacifica realizzazione. Come affrontare serenamente
la magia della maternità quando sai che sei costretta a subire delle
scelte non dipendenti direttamente dalla tua volontà?
Non
a caso secondo i dati di un recente studio svolto dall'Università di
Adelaide, in Australia, e pubblicato su "Human Reproduction",
l'età media della prima maternità si allunga sempre più, si parla
di mamme mamme over 35 e addirittura di mamme over 40 una situazione
inevitabilmente legata alla realtà dei cosiddetti lavoretti a scadenza determinata e
agli impieghi precari.
Verrebbe da dire che non era necessario
scomodare degli scienziati per giungere a simili conclusioni,
basterebbe comparare i diversi sistemi di welfare (o quel che resta
di essi) per comprendere quanto il tema della conciliazione sia
assolutamente scottante, ma al tempo stesso legato a doppio filo alle
esigenze elettorali dei governicchi di turno.
Vige
la malsana idea che l'investimento in politiche per la famiglia sia
assolutamente da accantonare in quanto oneroso dal punto di vista
economico e dei consensi politici.
Invece
lanciando uno sguardo, anche superficiale, al PIL di taluni paesi
molto più progrediti di noi da questo punto di vista, dovrebbe
portarci a riconsiderare la nostra posizione politica a riguardo.
Tralasciando l'analisi politica della questione, mi vien da pensare che resta
un bel po' di amaro in bocca, a dire il vero, ogni volta che una
donna si trova a dover scegliere tra le sue diverse aspirazioni.
Scelte
che inevitabilmente portano la donna a far i conti con i propri
vissuti di colpa.
Scegli
la maternità tout court? Ecco che prima o dopo senti che nella tua
vita manca qualcosa. Scegli il lavoro a discapito della famiglia? Lo
stesso.
Decidi di fare entrambe le cose? Di essere una buona madre e un'affermata donna in carriera? Devi stramazzarti di lavoro, correre più di ogni altro uomo e sentire comunque che il tuo lavoro sarà penalizzato dal fatto che hai l'asilo a cui pensare, la baby sitter da adeguare alle tue esigenze e una cena equilibrata da preparare. Oppure nei pochi momenti di confronto con le madri fuori scuola dei tuoi figli sentirti quasi una madre snaturata perchè rispetto a loro vorresti orari scolastici più lunghi e periodi di vacanza un po' più brevi.
Decidi di fare entrambe le cose? Di essere una buona madre e un'affermata donna in carriera? Devi stramazzarti di lavoro, correre più di ogni altro uomo e sentire comunque che il tuo lavoro sarà penalizzato dal fatto che hai l'asilo a cui pensare, la baby sitter da adeguare alle tue esigenze e una cena equilibrata da preparare. Oppure nei pochi momenti di confronto con le madri fuori scuola dei tuoi figli sentirti quasi una madre snaturata perchè rispetto a loro vorresti orari scolastici più lunghi e periodi di vacanza un po' più brevi.
Ecco
la soluzione dunque, la leggerezza. Togliere pesi inutili dalle
spalle delle donne. Per far questo bisognerebbe porsi la questione
nei termini di un capovolgimento culturale.
La
strada certo sarà lunga ed impervia, ma percorribile con una buona
dose di buon senso e un pizzico di coraggio.
Buona
vita mamme, donne e lavoratrici.
Io
proverò a percorrere al meglio la mia strada, imponendomi di vivere
la scelte con maggiore leggerezza, per garantirmi quel pizzico di
godimento a cui ho diritto anche se... sono nata donna ;)