martedì 12 maggio 2015

Cosa fa signora, concilia?

Oh my God quanto tempo è passato!
Ne è passato talmente tanto che non ricordavo più quali fossero le credenziali per entrare nel mio profilo (lol)
Oggi ho deciso di ricominciare a scrivere, sentivo un certo formicolio nelle mani che ho dovuto a tutti i costi assecondare.
In questo anno di assenza dal blog, sono cambiate tante cose nella mia vita. 
A pochi mesi dalla laurea, ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare per la prima volta nel settore per il quale tanto mi ero impegnata negli studi. La sensazione di poter finalmente darmi da fare non più per assecondare becere esigenze monetarie, è stata travolgente, al punto che i fumi inebrianti della felicità si sono materializzati nel mio corpo nelle fattezze di una seconda gravidanza.
E sì, è proprio così, sono in attesa di una dolce bambina.
Qualcuno potrà pensare "fantastico" ed invece per me è stato un piccolo scoglio da superare. 
Triste da sentire? Forse si... forse no.
Mi sono sentita come una macchina finalmente pronta a partire per un lungo e piacevole viaggio, col pieno di benzina appena fatto, le valigie paradossalmente vuote, predisposte a ricevere tutte le storie di vita di quelle giovani donne con cui avevo deciso di condividere parte del mio percorso... ma bloccata all'improvviso da un pit stop dolce e amaro al tempo stesso.
Dolce perchè è arrivata in un periodo particolarmente fecondo della nostra vita familiare, in cui gli equilibri erano stati ristabiliti, dopo il terremoto di emozioni che inevitabilmente la nascita del primo figlio porta con sé.
Amaro perchè in quanto donna dovevo di nuovo pormi di fronte ad una scelta, dare priorità alla ragione o al sentimento?
Beh ancora una volta, e non senza difficoltà, il pathos ha prepotentemente preso spazio al logos, nell'eterna diatriba del mio essere donna.
Qualcuno dice che questa è la parte migliore di me, io dico che a volte mi va un po' stretta.
Non che avessi qualche titubanza circa l'essere madre in generale, anche perchè ho deciso relativamente presto di assecondare il mio orologio biologico, impostato qualche annetto prima rispetto alle mie coetanee. Ma la mia difficoltà oggi è generata dalla consapevolezza che la tanto auspicata e inflazionata conciliazione famiglia-lavoro, è ben lungi da una pacifica realizzazione. Come affrontare serenamente la magia della maternità quando sai che sei costretta a subire delle scelte non dipendenti direttamente dalla tua volontà?
Non a caso secondo i dati di un recente studio svolto dall'Università di Adelaide, in Australia, e pubblicato su "Human Reproduction", l'età media della prima maternità si allunga sempre più, si parla di mamme mamme over 35 e addirittura di mamme over 40 una situazione inevitabilmente legata alla realtà dei cosiddetti lavoretti a scadenza determinata e agli impieghi precari. 
Verrebbe da dire che non era necessario scomodare degli scienziati per giungere a simili conclusioni, basterebbe comparare i diversi sistemi di welfare (o quel che resta di essi) per comprendere quanto il tema della conciliazione sia assolutamente scottante, ma al tempo stesso legato a doppio filo alle esigenze elettorali dei governicchi di turno.
Vige la malsana idea che l'investimento in politiche per la famiglia sia assolutamente da accantonare in quanto oneroso dal punto di vista economico e dei consensi politici.
Invece lanciando uno sguardo, anche superficiale, al PIL di taluni paesi molto più progrediti di noi da questo punto di vista, dovrebbe portarci a riconsiderare la nostra posizione politica a riguardo.
Tralasciando l'analisi politica della questione, mi vien da pensare che resta un bel po' di amaro in bocca, a dire il vero, ogni volta che una donna si trova a dover scegliere tra le sue diverse aspirazioni.
Scelte che inevitabilmente portano la donna a far i conti con i propri vissuti di colpa.
Scegli la maternità tout court? Ecco che prima o dopo senti che nella tua vita manca qualcosa. Scegli il lavoro a discapito della famiglia? Lo stesso. 
Decidi di fare entrambe le cose? Di essere una buona madre e un'affermata donna in carriera? Devi stramazzarti di lavoro, correre più di ogni altro uomo e sentire comunque che il tuo lavoro sarà penalizzato dal fatto che hai l'asilo a cui pensare, la baby sitter da adeguare alle tue esigenze e una cena equilibrata da preparare. Oppure nei pochi momenti di confronto con le madri fuori scuola dei tuoi figli sentirti quasi una madre snaturata perchè rispetto a loro vorresti orari scolastici più lunghi e periodi di vacanza un po' più brevi.

Il vero diritto delle donne è pensare che essere madri non può e non deve mai essere un peso, ma una sorprendente risorsa, se si vive la maternità con maggiore leggerezza.
Ecco la soluzione dunque, la leggerezza. Togliere pesi inutili dalle spalle delle donne. Per far questo bisognerebbe porsi la questione nei termini di un capovolgimento culturale.
La strada certo sarà lunga ed impervia, ma percorribile con una buona dose di buon senso e un pizzico di coraggio.

Buona vita mamme, donne e lavoratrici.
Io proverò a percorrere al meglio la mia strada, imponendomi di vivere la scelte con maggiore leggerezza, per garantirmi quel pizzico di godimento a cui ho diritto anche se... sono nata donna ;)